La mia Storia
Sono persone che soffrono, ma qui hanno un’occasione
Giulia
“Ogni tanto capita di sentire qualche commento in cui si dice: poverine, sono in comunità.” Io non la vedo così. È giusto considerare la loro situazione, che a volte è molto complessa, non sono “poverine”, sono persone che soffrono e che hanno un’occasione.
Giulia è una delle volontarie della “Comunità Lidia”. La frequenta da alcuni anni. Ha iniziato con l’attivazione di un tirocinio per il corso di counseling che allora seguiva, poi ha deciso di continuare in forma stabile. “Mi ero fermata un paio di pomeriggi la settimana – racconta Giulia -, due o tre ore, più qualche cena ogni tanto. È stato via via sempre più bello”.
Giulia racconta di un “bel rapporto, sin dall’inizio, con le educatrici della struttura” e di una disponibilità richiesta un po’ su tutte le attività. “Vuol dire che, oltre a seguire le ragazze nei compiti di scuola, ci si presta anche per i laboratori manuali per creare collanine, braccialetti e portachiavi. C’è il lavoro ai ferri e a uncinetto. Sono momenti piacevoli, anche occasioni di divertimento, e qualche ragazza lo dice proprio”.
Poi c’è stata la sorpresa di una vacanza settimanale inaspettatamente positiva, come quella vissuta ad Assisi, una settimana intera. “C’erano cinque ragazze e le educatrici. Ero partita con altre aspettative, invece i riscontri sono stati più che buoni”, ammette Giulia; questo grazie ad un rapporto che si è costruito nel tempo e attraverso la pazienza e l’ascolto,“Si impara a valorizzare quello che c’è, dal momento ricreativo a quello di studio”, questa disposizione a guardare avanti, rende libere le ragazze di aprirsi anche sul loro passato. “Mi è capitato una volta con una ospite, mi ha raccontato di sé, ed è un bel segno”.
Giulia scherza sul fatto che le educatrici la “viziano” invitandola qualche volta a cena. “Siamo anche andate a teatro tutte insieme ed è stato un momento familiare”. Giulia non si sente una meritevole, “faccio solo quello che riesco e che mi suggeriscono.”